ago 13, 2021 - minuto di letturaminuti di lettura

Tartaro nero: come si origina e come viene trattato

Sul tartaro nero dentale gli studi non hanno raggiunto risultati del tutto chiari: allo stato attuale si ha la consapevolezza delle sue caratteristiche fondamentali (aspetto e colore del tartaro, tipologie prevalenti ecc.), ma non si conoscono alla perfezione numerosi aspetti della sua insorgenza e del suo trattamento.

Argomento

Il tartaro nero è dovuto a un eccessivo deposito di placca e batteri e può danneggiare sia denti che gengive. Si crea quando i residui di cibo non accuratamente rimossi dalla superficie dei denti provocano delle incrostazioni sulla superficie dentale. La placca che non viene eliminata con una corretta igiene orale si trasforma in tartaro il quale dovrà poi essere asportato presso uno studio dentistico con un trattamento specifico. Sia la placca che il tartaro rientrano fra i fattori di rischio in grado di nuocere alla salute orale.

Si suppone che la sua origine sia legata a delle alterazioni del microbiota orale, collegate anche al consumo di acqua con forte contenuto di ferro. Quanto ai trattamenti per il tartaro nero, non ve ne sono di risolutivi: alcuni sono in sperimentazione, altri prevedono semplicemente il ricorso periodico alla pulizia dei denti e all’ablazione del tartaro professionale con strumenti specifici, sommata a una buona igiene orale domestica.

Tartaro nero: una panoramica

Il tartaro nero, o placca nera, ha l’aspetto di depositi dalla colorazione nera o grigio scuro sulla zona dentale prossima al margine della gengiva, che talvolta formano una linea completa, talvolta sono invece concentrati in alcuni punti, e si formano anche sulla corona dentale, in questo caso, soprattutto in soggetti in età pedriatica o adolescenti, si può parlare di Black Stain. Il colore nero è la conseguenza dell’ossidazione dell’emoglobina nel sangue provocata dalla gengivite

Il fenomeno ha una prevalenza tra l’1 e il 20% (gli studi non sono concordi), e sembra sia leggermente più comune nei bambini, anche giovanissimi, e negli adolescenti. Quando si forma il tartaro nero nei bambini a causa delle pigmentazioni batteriche, il dentista potrà suggerire una visita specialistica per valutare delle sedute di igiene orale professionale.

In genere le macchie di tartaro nero sono attaccate molto saldamente al dente, per cui eliminare il tartaro con spazzolino, dentifricio e collutorio può essere difficile. In più, le macchie tendono a ricomparire dopo la rimozione del tartaro. In questi casi, la prevenzione è fondamentale perché, oltre ai danni estetici, si rischia di compromettere tutta la salute del cavo orale. Senza una cura o un intervento tempestivo, infatti, il tartaro nero può sviluppare problemi quali gengivite, parodontite, alitosi e aumentata sensibilità dentale.

Per quanto lo sviluppo del tartaro nero non sia stato ancora compreso del tutto, la letteratura scientifica suggerisce che esso sia in realtà un composto a base ferrosa (da cui i pigmenti scuri) alla cui formazione concorrono il ferro e alcune molecole prodotte dai batteri, tra cui l’acido solfidrico; sicuramente, gli studi mostrano chiaramente una maggior presenza di ferro rispetto alla placca comune.

Tendenzialmente, la formazione di tartaro nero nella bocca si associa anche a una particolare flora batterica orale, dalla ridotta diversità rispetto a quella che causa la placca batterica standard, e con una presenza preponderante di alcuni specifici generi batterici (Actinomyces, Cardiobacterium, Haemophilus, Corynebacterium e altri).

Sicuramente il principale problema derivante dal tartaro nero è relativo all’estetica dentale, che risulta gravemente compromessa a causa dei danni a denti e gengive che si ripercuotono sul sorriso, ma sono riportati anche casi e sintomi di aumentata sensibilità, alitosi e danni allo smalto.

Secondariamente, trattandosi pur sempre di tartaro, sono evidenti le implicazioni per la salute orale e parodontale derivanti da un suo accumulo eccessivo (rischio di gengivite, altre malattie gengivali, infiammazioni dei tessuti della bocca). Perciò, il tartaro nero dovrebbe essere trattato in maniera continuativa anche attraverso una corretta igiene orale e il frequente controllo odontoiatrico e endodontico.

Fattori di rischio e origini del tartaro nero

Sulle origini del tartaro nero le ricerche non sembrano aver raggiunto delle conclusioni definitive, e in larga parte sono ancora in corso. Ciò che è certo, però è che il tartaro nero rientra fra i principali fattori di rischio che innescano gravi processi cariogeni e per questo va tenuto sotto controllo. Alcuni risultati, tuttavia, risultano ormai conclamati e sono stati dimostrati da alcuni specifici studi.

Da uno studio spagnolo condotto su 47 individui che presentavano una forma più o meno grave di tartaro nero dentale, è emerso che vi sono tre fattori di rischio fondamentali che possono determinare l’insorgenza del tartaro nero, ovvero:

  • il consumo di acqua potabile di rubinetto con alto contenuto di ferro; 
  • il consumo di acqua potabile con pH elevato; 
  • avere un pH salivare elevato.

Altri elementi considerati generalmente fattori di rischio per le patologie dentali, quali il fumo del tabacco, la presenza di residui di cibo, l’assunzione di certi alimenti o sostanze, o ancora le bevande come tè o caffè, non sembrano correlati. Di contro, queste bevande o il fumo di tabacco incidono negativamente sulla formazione del tartaro bianco. Parimenti, anche l’uso di integratori di ferro nella dieta, contrariamente alle aspettative, non si associa a un incremento nella manifestazione del tartaro nero.

Ulteriori studi, poi, hanno confermato queste ipotesi e allargato il quadro di comprensione delle origini del tartaro nero. È stata analizzata, in particolare, la composizione chimica della saliva nei bambini affetti da tartaro nero; si è osservata la presenza di un contenuto più alto del normale di calcio, sodio, rame, fosfati e proteine, mentre il glucosio è a livelli significativamente inferiori. Questo implica che la suscettibilità alla formazione del tartaro nero si ha in pazienti poco predisposti alla carie.

La stessa conclusione sembra essere raggiunta dai già citati studi sulla specifica microflora orale che possiedono i pazienti con tartaro nero, e che porterebbe a un ridotto rischio di insorgenza della carie.

Altre caratteristiche note sull’origine del tartaro nero riguardano l’età: sembra che la composizione della saliva dei bambini affetti da tartaro nero cambi nel momento dell’eruzione dei denti permanenti in luogo di quelli decidui.

Trattamento del tartaro nero

Allo stato attuale non vi è un trattamento risolutivo per il problema del tartaro nero. In alcuni casi sembra che possa esservi una regressione spontanea del tartaro sui denti, in particolare nei soggetti giovani durante la pubertà, ma ciò non avviene sempre. Utilizzando le più comuni tecniche di igiene orale professionale è possibile rimuovere il tartaro nero, nello stesso modo in cui si rimuovono la placca e il tartaro comuni.

Alcuni dei metodi utilizzati dall’odontoiatria estetica per la detartrasi e la pulizia dentale, in base agli studi recenti, sembrano essere più indicati di altri, per esempio l’utilizzo di scaler a ultrasuoni per il tartaro sottogengivale. Il tartaro nero è chiamato così in riferimento al fatto che si accumula sotto il margine gengivale a differenza di quello sopragengivale che compare sulla superficie interna degli incisivi inferiori o su quella esterna dei molari.

Anche lo sbiancamento dentale è indicato, dopo la detartrasi, per migliorare l’estetica; sconsigliate invece le faccette dentali e altri prodotti di odontoiatria conservativa. 

Tutte le tecniche in questione, comunque, non portano a una soluzione definitiva, ma hanno un effetto limitato nel tempo prima che il tartaro nero si ripresenti dopo essere stato rimosso. Per questo sono in corso delle ricerche su trattamenti alternativi basati sul controllo del microbiota orale, per esempio l’utilizzo della lattoferrina o di probiotici a base di Lactobacillus Reuteri.

A livello di cura e prevenzione domestica, invece, poiché sembra assodato il coinvolgimento dei batteri del cavo orale, è opportuno per il paziente evitare lo scambio microbico, anche tra membri della stessa famiglia, in particolare attraverso il bacio ma anche la condivisione o il contatto di spazzolini, bottiglia di collutorio o altri strumenti simili.

Come sempre, ovviamente, anche per i pazienti affetti da tartaro nero è consigliato adottare buone pratiche e abitudini d’igiene dentale utilizzando le tecniche corrette e gli strumenti professionali più indicati per lavarsi i denti e tenere in salute il cavo orale, per cercare quantomeno di prevenire l’accumulo di depositi sulla superficie dentale. Una soluzione valida per la prevenzione degli accumuli di tartaro sulla superficie dei denti è data dalla corretta igiene orale. Si consiglia sempre l’uso di un valido collutorio antiplacca prescritto dal dentista e di programmare una visita di controllo ogni sei mesi presso il proprio studio dentistico.

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