set 08, 2022 - minuto di letturaminuti di lettura

Dolore alla mandibola: le cause e i rimedi dell’infiammazione temporo mandibolare

La mandibola, unica parte mobile della bocca, insieme alla mascella garantisce una corretta masticazione e fonazione. Tuttavia, in determinate circostanze, i pazienti possono lamentare dolore più o meno intenso nella zona mandibolare e nei tessuti circostanti, specialmente in riferimento all’articolazione temporo mandibolare (ATM). Queste articolazioni costituiscono le giunzioni fra le ossa temporali del cranio e la mandibola.

Argomento

Fra i sintomi più comuni dei disturbi temporo mandibolari si annoverano cefalee, vale a dire un particolare tipo di mal di testa spesso accompagnato da dolore facciale, veicolate essenzialmente dal nervo trigemino. Oltre a ciò, si osservano indolenzimento dei muscoli masticatori e scatto o blocco mascellare. In circostanze specifiche, il dolore viene percepito in prossimità dell’articolazione invece che nell’articolazione stessa. Qualora i dolori muscolari o articolari da sporadici diventino ricorrenti possono provocare l’insorgere di cefalee ricorrenti non trattabili con le cure mediche comuni. Oltre a quelli sopra elencati, ricorrono anche dolore al collo o rigidità, vertigini, dolori muscolari o articolari o sensazione di otturazione dell’orecchio fino ad arrivare a seri disturbi del sonno.

Esiste una correlazione fra infiammazione temporo mandibolare e cervicalgia, intesa come costante sofferenza a carico delle vertebre cervicali. Talvolta compaiono anche ronzii e vertigini ma va evidenziato come la sintomatologia esatta dipenderà sempre dalle cause scatenanti la cui individuazione rappresenta l’unica garanzia per una terapia efficace che ripristini il benessere del paziente. Chi soffre di disturbi temporo mandibolari ha spesso difficoltà ad aprire del tutto la bocca.

Cause principali dell’infiammazione temporo mandibolare

Le patologie che possono provocare dolore alla mandibola sono davvero numerose. Tra le più frequenti questi sono i fattori comuni: sindrome algodistrofica da dolore miofasciale; incoordinazione condilo-discale dell’articolazione temporo mandibolare; anchilosi; artrite reumatoide e osteoartrite.

  • Sindrome algodistrofica da dolore miofasciale: in caso di sindrome algodistrofica da dolore miofasciale, con conseguente tensione muscolare nell’area intorno alla mascella, il dolore è solitamente scatenato da un uso eccessivo e improprio dei muscoli a sua volta provocato da malocclusione, lesioni a testa o collo, patologie del sonno, mal di denti o mancanza degli stessi. A esacerbarlo concorre, inoltre, il tentativo di eccessiva apertura della mascella. Lo stress potrebbe a sua volta giocare un ruolo cruciale qualora spinga il paziente a serrare o digrignare i denti durante il sonno in periodi di particolare sofferenza psicologica. In questo contesto, per prevenire ulteriori problemi dentali, si consiglia l’uso del bite. Nel caso di cefalee ostruttive notturne, solitamente, i pazienti che si svegliano lamentando cefalee assistono alla loro diminuzione durante la giornata. Ciò non si verifica qualora i soggetti interessati serrino e/o digrignino i denti anche nella fase di veglia. In termini di incidenza, dolore e tensione muscolare vengono maggiormente riscontrati nelle donne con più di vent’anni e in quelle prossime alla menopausa. I muscoli masticatori si presentano dolenti e sensibili al tatto.
  • Osteoartrite: insorge soprattutto quando il disco è fuori posto o presenta perforazioni, essa provoca un’inequivocabile sensazione di sfregamento, spesso anche sonora, delle articolazioni temporo mandibolarinelle fasi di apertura e chiusura della bocca. Fra il disco fibroso e l’osso nell’articolazione si verificano dei cambiamenti degenerativi, che rimodellano la forma dell’articolazione stessa. Quando si presenta in una forma particolarmente grave, l’osteoartrite causa un appiattimento del condilo mandibolare che impedisce la completa apertura della bocca. La mascella potrebbe inoltre scivolare verso il lato interessato senza riuscire a rientrare nella posizione iniziale. Anche sul lato sano possono osservarsi modifiche nell’allineamento dei denti superiori e inferiori.
  • Artrite reumatoide: provoca dolore e gonfiore, limita i movimenti dell’area interessata. Di norma coinvolge le articolazioni temporo mandibolari in modo quasi identico, dato estremamente raro per gli altri disturbi temporo mandibolari. L’artrite reumatoide grave, specialmente nei pazienti in età pediatrica, comporta un accorciamento dei condili mandibolari alla base di potenziali deformazioni al viso.
  • Incoordinazione condilo-discale dell’articolazione: comunemente implica uno squilibrio interno dell’articolazione temporo mandibolare, nonché uno spostamento in avanti rispetto al condilo del disco articolare. L’apertura della bocca provoca uno schiocco dell’articolazione con annesso spostamento laterale della mascella. In vari casi, i rumori articolari sono gli unici sintomi della patologia. Tuttavia, alcuni pazienti hanno riferito di provare dolore, in particolare durante la masticazione di cibi duri. Qualora si sospetti una incoordinazione condilo-discale dell’articolazione, occorre procedere con esami diagnostici specifici. In particolare, nel campo degli esami diagnostici, la risonanza magnetica per immagini (RMI)è una tecnica utile per comprendere la natura di determinati sintomi e disturbi che compromettono la salute del paziente o la sua mancata risposta ad alcune terapie.
  • Anchilosi:si caratterizza per una significativa compromissione del movimento articolare in conseguenza a una fusione ossea o un deposito eccessivo di calcio nei tessuti (calcificazione). Le cause vanno principalmente ricercate in traumi o infezioni, benché possa avere natura congenita o provenire da un’artrite reumatoide. Nel caso di anchilosi extra-articolare, si tratta di una condizione non dolorosa che però pregiudica l’apertura della bocca, la quale risulta ridotta di circa 2,5 cm rispetto alla norma.
  • Ipermobilità: in un soggetto affetto da eccessiva mobilità della mascella, questa può dislocarsi del tutto in avanti fino a uscire dalla cavità articolare e causare dolore, impedendo la corretta chiusura della bocca. Tale dislocazione può sopraggiungere in modo repentino, improvviso e frequente come conseguenza di legamenti articolari lassi e distesi (lassità). In caso di eccessiva mobilità, la persona solitamente non riesce ad aprire la bocca di oltre tre dita e la mascella può presentare una lussazione cronica.

Altri sintomi e disturbi largamente documentati riguardano:

  • Tensione e dolore muscolare nell’area intorno alla mascella a causa di ansia e stress;
  • Otite o sinusite;
  • Sinusite;
  • traumi o fratture di testa e mandibola;
  • altre malattie del cavo orale fra cui carie, eruzioni del dente del giudizio, bruxismo, gengivite);
  • disturbi del riposo notturno individuabili tramite polisonnografia.

Trattamento dei disturbi temporo mandibolari

Benché le terapie varino in base alle cause scatenanti, si ricorre su larga scala a dispositivi orali (bite o paradenti), analgesici e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per alleviare il dolore.

Qualora il dolore alla mandibola si presenti in forma lieve, è possibile prescrivere farmaci antinfiammatori che plachino l’infiammazione o applicare impacchi d’acqua calda o fredda sulla zona affetta dal disturbo temporo mandibolare. In generale, si consiglia l’assunzione di cibi morbidi o che non necessitino un’intensa attività e pressione durante la masticazione.

In un’ottica di riduzione del dolore e per rilassare la muscolatura in tensione, si possono prescrivere farmaci miorilassanti o sonniferi, oltre a suggerire al paziente di praticare dei massaggi.

In presenza di un dolore intenso, è opportuno prescrivere una visita presso un esperto di gnatologia. Lo gnatologo, infatti, sarà in grado di valutare in modo più approfondito i disordini a carico del complesso cranio-cervicale-mandibolare e lo stato dell’apparato masticatorio del paziente. Solo dopo visite presso specialisti, si potranno prescrivere trattamenti correttivi per eventuali malfunzionamenti.

Inoltre, l’odontoiatria dispone di trattamenti che includono anche eventuali impianti ortodontici o l’inserimento di protesi per ripristinare la corretta posizione dei denti.

Trattamento della sindrome algodistrofica miofasciale

In caso di sindrome algodistrofica miofasciale è essenziale prescrivere terapie con dispositivi orali in pazienti consapevoli di serrare o digrignare i denti. I dispositivi – progettati per adattarsi alla morfologia dell’arcata dentale inferiore o superiore – vengono calibrati per evitare disfunzioni durante la masticazione. Il bite – usato durante il sonno – garantisce il corretto rilassamento della mascella, riducendo fastidi e danni su denti che altrimenti verrebbero sottoposti a stress. In base alla gravità della situazione riscontrata dall’odontoiatra, si deciderà se prolungarne l’uso per più di otto settimane.

Tecniche ed esercizi di autoaiuto: quali suggerire

Oltre ai farmaci, è possibile suggerire misure di autoaiuto al fine di lenire eventuali dolori e ritornare a una funzionalità normale tramite esercizi specifici. Si consiglia anche di modificare la propria alimentazione optando per cibi più morbidi, tagliando porzioni più piccole, adottando una masticazione più lenta e riducendo l’apertura della bocca per alleviare la tensione muscolare.

Adottare comportamenti del sonno più sani, come andare a dormire alla stessa ora in un ambiente accogliente e confortevole, può favore il miglioramento generale della salute del corpo. In fase di veglia, è utile prestare attenzione a non serrare o digrignare i denti e indicare sia ai bambini che agli adulti di far adottare posture corrette alla colonna vertebrale.

Fisioterapia

A seguito di specifici esami diagnostici presso strutture specializzate, si possono prescrivere sedute di fisioterapia. In determinate circostanze, si può ricorrere agli ultrasuoni, al biofeedback elettromiografico che insegna a rilassare i muscoli e altri esercizi per distendere la mascella dopo l’applicazione sulla cute di uno spray refrigerante o del ghiaccio per diminuire la sensibilità della zona da trattare. Il biofeedback elettromiografico ottimizza ulteriormente i risultati unito a terapie di gestione dello stress e counseling.

Farmacoterapia

Il ricorso a farmaci miorilassanti - fra cui la ciclobenzaprina o la benzodiazepina, utile anche per placare eventuali stati d’ansia – può essere valutato ai fini di alleviare tensione e dolore muscolare, ma tenendo presente che non si tratta di soluzioni risolutive. Per tenere sotto controllo il dolore si può ricorrere anche ad analgesici o altri FANS e - solo in caso di dolore cronico - si consigliano farmaci antidepressivi. La maggior parte dei pazienti migliora nell’arco di tre mesi, a prescindere dalla terapia seguita.

Igiene orale

Dal momento che malattie gengivali, carie e ascessi possono causare dolore alla mandibola, occorre prestare particolare attenzione alla prevenzione, curando la propria igiene orale. Benché molti di questi disturbi non interessino direttamente la mascella, la sensazione di dolore può estendersi fino a quest’ultima. In presenza di spazi fra i denti o dentatura danneggiata o scheggiata, inoltre, si esercita una pressione anomala sulla mandibola quando si morde o mastica il cibo. 

In caso di igiene del cavo orale carente, possono verificarsi accumuli di placca batterica con conseguente formazione di tartaro. A loro volta, polpa e nervo dentali potrebbero infettarsi creando un ascesso in conseguenza di una carie trascurata e innescando una sofferenza mandibolare. Per questo motivo, oltre alla pulizia dei denti domiciliare, si consigliano sempre visite frequenti presso uno specialista per controlli più approfonditi.

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