set 08, 2022 - minuto di letturaminuti di lettura

Sbiancamento denti: cause delle discromie, tecniche di sbiancamento ed effetti indesiderati

Il colore e l’aspetto dei denti hanno un peso significativo nel definire l’estetica facciale di una persona. Per questo motivo, la presenza di discromie o macchie sui denti rappresenta nel mondo moderno una delle principali cause di ansia sociale.

Argomento

Lo sbiancamento dentale è, al giorno d’oggi, un trattamento estetico accessibile e relativamente poco invasivo, e per questo motivo sempre più richiesto negli studi dentistici. Si tratta di un procedimento che si avvale di diverse tecniche, il cui obiettivo è quello di risolvere le più comuni discromie dentali, migliorando l’autostima e la qualità di vita del paziente.

Il ricorso a questa tipologia di trattamento cresce di anno in anno, e accanto al ricorso a trattamenti professionali, si assiste a una rapida crescita nella domanda di prodotti sbiancanti da banco e rimedi della nonna: dentifrici sbiancanti, penne sbiancanti, bicarbonato di sodio, carbone vegetale, succo di limone e tante altre sostanze naturali. Questi prodotti promettono un sorriso smagliante, ma in alcuni casi possono rivelarsi fortemente abrasivi o acidi, e possono provocare danni allo smalto.

Nonostante lo sbiancamento dentale si possa considerare una procedura molto comune, è necessario conoscere tutte le variabili che possono contribuire al successo o al fallimento del trattamento, in modo da assicurare al paziente i migliori risultati possibili.

Al fine di tracciare un piano di trattamento adeguato, è indispensabile prima di tutto procedere con una diagnosi corretta, che includa la verifica delle cause alla base dello scolorimento dentale. Una volta effettuata la diagnosi, è necessario scegliere i materiali più idonei, in modo da aumentare le probabilità di successo e ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali, quali sensibilità dentale, ustioni ai tessuti orali o alterazioni dello smalto e della dentina. Nei pazienti con un’alta tendenza alla sensibilità dentale, è possibile eseguire il trattamento utilizzando agenti desensibilizzanti.

Occorre, inoltre, sottolineare che ci sono diverse variabili che possono condizionare il successo dello sbiancamento: otturazioni, trattamenti di endodonzia pregressi, alterazioni nella struttura dentale, abitudini alimentari, tabagismo e altro.

Il medico deve prendere in esame le singole varianti ed essere in grado di selezionare la procedura più appropriata per ogni caso specifico a seconda anche delle esigenze del paziente.

Discromie intrinseche ed estrinseche

trattamenti con gli agenti sbiancanti e le tecnologie che conosciamo oggi esistono da circa 20 anni, ma hanno preso piede in Italia da poco più di un decennio. Esistono diversi metodi volti a trattare denti con macchie o discromie (faccette dentali, restauri, corone), ma lo sbiancamento è tra questi il meno costoso e il meno invasivo.

Ma da cosa dipende il colore dei denti?

Oltre che dalla genetica, la tonalità dei denti è determinata da due fattori:

  • Colorazione della dentina, e cioè la parte interna del dente, dal colore giallastro, e che si trova immediatamente al di sotto dello smalto;
  • Spessore dello smalto, e cioè il tessuto esterno del dente, che presenta tonalità traslucide variabili dal bianco all’avorio. In linea di massima, più spesso è lo smalto, meno sarà visibile la dentina sottostante, e di conseguenza più bianco apparirà il dente.

Il colore può essere alterato da cause interne o esterne, che provocano una discolorazione e determinano l’aspetto dei denti.

Prima di procedere allo sbiancamento, il primo passo è accertarsi delle cause che hanno provocato le discolorazioni (discromie) in questione.

Queste ultime possono essere classificate come discromie intrinseche ed estrinseche.

  • Discromie estrinseche, ovvero causate da fattori esterni. Tra queste troviamo specifici alimenti (liquirizia, frutti rossi, cibi che pigmentano lo smalto dentale), bevande (caffè, tè, vino rosso, coca cola, e bibite gassate ricche di acidi e cromogeni), alcuni farmaci, placca batterica e tartaro, collutori contenenti clorexidina, ecc.
  • Discromie intrinseche, ovvero fattori interni, che includono tutti i processi genetici, fisiologici e para fisiologici, patologici e iatrogeni. A loro volta, le discromie intrinseche si suddividono in pre-eruttive(discromie da tetracicline assunte dalla madre in gravidanza, da trauma, amelogenesi imperfetta, fluorosi o eccesso di fluoro) e post-eruttive (traumi, dentina terziaria, discromie iatrogene).

Alle cause pocanzi menzionate, si possono aggiungere alcune patologie dell’apparato digerente, o fattori meccanici legati a determinate abitudini dell’individuo:

  • Reflusso gastro-esofageo;
  • Bulimia;
  • Bruxismo;
  • Spazzolamento eccessivo o troppo intenso;
  • Malocclusione, ecc.

Tutti questi fattori sono responsabili di una corrosione anomala dello smalto, con conseguente discromia dentale più o meno grave.

Le discromie estrinseche, cioè quelle causate ad esempio da cibi e bevande, possono essere trattate con tecniche di sbiancamento a domicilio, o nello studio odontoiatrico con tecniche di sbiancamento professionali.

Le discromie intrinseche, al contrario, richiedono sempre interventi professionali, che spesso prevedono la combinazione di mezzi ossidativi, ablativi e restaurativi.

Le sostanze sbiancanti possono avere effetti positivi sul colore dei denti, ma, come vedremo, non sono del tutto prive di effetti collaterali negativi, specialmente se superano i tempi di applicazione e contatto con la superficie dentale previsti dai protocolli internazionali.

Procedure preliminari standard

La procedura standard preliminare essenziale per qualsiasi trattamento di sbiancamento dentale prevede una visita odontoiatrica, durante la quale lo specialista dovrà effettuare una serie di attività cliniche di prassi:

  • Anamnesi dentale e generale, necessaria a valutare l’esistenza di abitudini del paziente che potrebbero compromettere la riuscita del trattamento e il perdurare dei risultati (tabagismo, consumo di caffè, uso di altre sostanze pigmentanti);
  • Analisi delle condizioni dei tessutiduri e molli ed esame radiografico della dentatura completo;
  • Analisi di eventuale presenza di retrazione gengivale, ipersensibilità sulle arcate (lo sbiancamento deve essere eseguito esclusivamente in presenza di parodonto sano e devono quindi essere effettuati i trattamenti di parodontologia indicati prima di procedere);
  • Esclusione della presenza di fessure dello smalto, carie primaria o secondaria o altri problemi del cavo orale;
  • Consenso informato: informare il paziente sull’eventualità di dover procedere al rifacimento di restauri e protesi preesistenti al termine del trattamento;
  • Informare chiaramente il paziente sui tempiprevisti per portare al termine il trattamento;
  • Informare il paziente sulla assoluta necessità di non consumare cibi pigmentanti nei giorni successivi il trattamento (almeno 48 ore).

Dopo un’adeguata terapia volta a risolvere eventuali patologie esistenti, lo specialista può procedere con l’eliminazione di tartaro e placca batterica, in modo da preparare lo smalto e diminuire la formazione di macchie estrinseche. La detartrasi deve essere distanziata di almeno due settimane dal trattamento, in modo che i tessuti possano guarire e cicatrizzarsi.

È inoltre necessario un esame fotografico del cavo orale, per confrontare i risultati prima e dopo il trattamento, aiutare nella diagnosi, e motivare il paziente alla prevenzione, a controllare la discromia esterna e a mantenere i risultati.

Tecniche di sbiancamento dentale

Come già detto più volte, le tecniche di sbiancamento sono molteplici, e i risultati del procedimento sono determinati da diversi fattori:

  • Profondità delle macchie
  • Grado di discolorazione
  • Colore di base delle macchie

Le tecniche odierne volte a migliorare l’estetica dentale utilizzano come principio attivo il perossido di idrogeno (3-38%) e il perossido carbammide (10-40%). Il perossido di idrogeno rappresenta l’agente decolorante, in quanto libera radicali liberi di ossigeno, che penetrano nello smalto raggiungendo la dentina, e scompongono le complesse molecole di pigmento in molecole più semplici e incolori. I prodotti sopramenzionati possono essere utilizzati in concentrazioni differenti e con tempi di applicazione diversi, in base al tipo di sbiancamento: domiciliare o ambulatoriale. Secondo le leggi Europee stabilite dal comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (CSSC) riguardo l'uso di prodotti per lo sbiancamento dentale domiciliare, il perossido di idrogeno può essere venduto in prodotti con una concentrazione di 0,1% fino al 6%.

Prodotti con più alte concentrazioni possono essere somministrati solo in regime ambulatoriale, in modo da garantire l'assenza di fattori di rischio.

Lo sbiancamento domiciliare prevede una durata che va dai tre giorni alle sei settimane. Vengono utilizzate concentrazioni più basse di perossido carbammide (10%), sostanza che, in presenza di acqua, rilascia perossido di idrogeno (3,5%). Questa tecnica prevede l’uso di una mascherina riempita con gel sbiancante, che il paziente può applicare all’ora che preferisce, e rimuovere in caso di eccessiva sensibilità dentale. La mascherina può essere conservata per trattamenti futuri, e il paziente può interrompere il trattamento nel momento in cui ha raggiunto i risultati desiderati.

La soluzione avanzata può essere conservata in frigo per 8/10 mesi, permettendo di ottimizzare i costi.

Lo sbiancamento ambulatoriale si basa sullo stesso meccanismo di azione, ma con tempi di applicazione minori grazie all’utilizzo di soluzione con concentrazioni più alte. Prima di realizzare lo sbiancamento, è importante isolare e proteggere le gengive con una barriera gengivale in resina foto polimerizzabile, soprattutto nei pazienti più sensibili. Lo sbiancamento ambulatoriale ha una durata media di due/sei settimane, e richiede la realizzazione di una mascherina individuale per ogni paziente. Per intensificare il risultato dello sbiancamento, questo è più volte combinato con fonti di attivazione (power bleaching), che accelerano la degradazione e l'ossidazione del perossido di idrogeno (strumenti come lampade a incandescenza al quarzo-tungsteno-alogeno, lampade led, lampade al plasma, ecc.).

Nel campo dell'ortodonzia invisibile è stata inoltre studiata la possibilità di sfruttare gli allineatori invisibili (trasparenti) e utilizzarli come depositi di materiale sbiancante in tecniche di sbiancamento domiciliare. I risultati sono promettenti: l'uso di allineatori trasparenti si è dimostrato efficace quanto le mascherine sbiancanti tradizionali. Questa opzione rende il trattamento più economico per il paziente, nonché più comodo.

Effetti indesiderati dello sbiancamento dentale

Per concludere, si può affermare che le tecniche di sbiancamento moderne, se bene eseguite, sono senz’altro sicure.

Tuttavia, tra gli effetti indesiderati, quasi sempre reversibili, possiamo citare:

  • Ipersensibilità dentinale post-trattamento, in genere transitoria;
  • Riduzione temporanea dell'adesione delle resine composite;
  • Corrosione dello strato superficiale delle otturazioni in amalgama di argento, con eventuale rilascio di ioni d'argento e mercurio;
  • Irritazione gengivale a causa dell'infiltrazione del perossido di idrogeno sotto la barriera gengivale;
  • Sindrome algico disfunzionale a causa dell’apertura della bocca durante la seduta.

Tra gli effetti collaterali più seri, ma facilmente evitabili, troviamo:

  • Tossicità acuta sistemica in caso di ingestione accidentale di grandi quantità di perossido di idrogeno, con crampi addominali e disorientamento sensoriale;
  • Over-sbiancamento.

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