ago 13, 2021 - minuto di letturaminuti di lettura

Xerostomia o secchezza delle fauci: terapia orale per il paziente diabetico

La xerostomia, o secchezza delle fauci, consiste nella ridotta idratazione del cavo orale causata da una riduzione più o meno drastica del flusso di saliva. La secchezza della bocca causata dalla xerostomia si caratterizza anche per le difficoltà di deglutizione e fonazione dovute a una salivazione ridotta. È un disturbo che si manifesta soprattutto in pazienti anziani e può interferire con l’uso di dentiere, causare alitosi e compromettere la salute orale a causa di un aumento dei batteri presenti in bocca.

La xerostomia può avere molteplici cause, tra le quali spicca il diabete, che assai spesso è alla base delle patologie della bocca. È importante tenerla sotto controllo perché può provocare disturbi alla digestione e disidratazione dal momento che chi soffre di questa condizione percepisce meno lo stimolo della sete.

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In generale, quindi, è importante effettuare una diagnosi corretta di xerostomia, ricorrendo agli esami specifici e se possibile stabilendone la causa più diretta. Nel caso del diabete, la correlazione è indubbiamente presente, anche se non è ancora del tutto certo quale meccanismo della patologia generi tra i suoi sintomi la xerostomia. In ogni caso, il trattamento della xerostomia nei diabetici è assai importante, e richiede alcune cautele aggiuntive rispetto a quelle usuali per i pazienti comuni.

Come diagnosticare correttamente la xerostomia

La corretta diagnosi di xerostomia deve partire da una anamnesi adeguata, che deve comprendere tra i suoi parametri la frequenza temporale del sintomo, i suoi fattori scatenanti, la valutazione dello stato liquido del paziente, l’acutezza di esordio e altri. È fondamentale anche che il medico si informi sulla presenza di condizioni comunemente associate come diabete o sindrome di Sjögren (una patologia a causa della quale le cellule del sistema immunitario attaccano le ghiandole salivari e lacrimali), nonché l’uso di farmaci potenzialmente correlati. La secchezza della mucosa orale per un flusso salivare ridotto o assente non è di per sé causa di xerostomia soprattutto se la condizione non si protrae nel tempo.

L’esame obiettivo del cavo orale è altrettanto importante. Gli specialisti di odontoiatria devono considerare, tra le altre cose, ogni zona disidratata visibile, lo stato di salute degli elementi dentali, la condizione delle mucose e la produzione di saliva. La saliva in condizioni normali contiene infatti sostanze in grado di fermare la proliferazione dei batteri e ridurre le infezioni.

La valutazione della gravità della xerostomia non è definita in modo univoco. Un test di stimolazione può essere quello di premere delicatamente un abbassalingua sulla mucosa orale per una decina di secondi: se questo tende ad aderire al palato anziché cadere subito dopo, si può concludere che vi sia effettivamente secchezza delle fauci. Eventualmente si può anche richiedere al paziente di svuotare la bocca di tutta la sua saliva dentro un contenitore graduato: se la quantità è significativamente inferiore a 0,3 o 0,4 millilitri per minuto, si è in presenza di xerostomia.

In ogni caso, vi sono alcuni specifici sintomi ai quali è associata molto spesso alla xerostomia, in particolare un sintomo comune è la presenza di afte, carie dentali, la secchezza anche di pelle e occhi, la disidratazione, il dolore articolare, la difficoltà di deglutizione, l’arrossamento della gola. Questi devono essere valutati attentamente, in quanto possono suggerire la diagnosi di altre patologie. La xerostomia, infatti, espone tutto il cavo orale a un maggior rischio di sviluppare infezioni alla bocca e sulle labbra.

Esistono comunque alcuni esami per valutare la presenza di xerostomia nei casi in cui questa non sia accertata. La sialometria sui principali dotti salivari è il test principale, che permette di avere un risultato con una buona dose di sicurezza; se invece si sospetta come causa una malattia sistemica, è possibile effettuare una biopsia delle ghiandole salivari.

La corretta diagnosi di xerostomia può aiutare a identificare la causa scatenante, che ha portato all’insorgenza del sintomo della bocca secca. In alcuni casi, può dipendere da lesioni ai nervi o da una cura a base di farmaci che provocano la diminuzione della salivazione.

Le più frequenti cause della xerostomia sono:

  • l’uso di alcuni farmaci. Diverse centinaia di medicinali comuni, anche da banco, possono essere causa di secchezza della bocca: ciò vale soprattutto per alcuni chemioterapici (antineoplastici), antiparkinsoniani e anticolinergici, ma anche antipertensivi, ansiolitici, antidepressivi (specie triciclici);
  • il fumo di tabacco o l’uso di alcune sostanze stupefacenti, come le metamfetamine;
  • la radioterapia a testa e collo;
  • dei disturbi psicologici come ansia, stress, attacchi di panico;
  • alcune malattie sistemiche come la sindrome di Sjögren, l’HIV o appunto il diabete.

Diabete e xerostomia: quale correlazione?

Il diabete mellito, com’è noto, è uno dei più diffusi disordini metabolici, che affligge più del 6% della popolazione mondiale. Ne sono state identificate diverse tipologie: il diabete di tipo 1, che colpisce i giovani, e il diabete di tipo 2, che riguarda principalmente gli adulti ed è correlata a obesità, sedentarietà e stile di vita poco sano, ma anche alcuni tipi specifici dovuti a patologie autoimmuni, infezioni ed effetti collaterali di farmaci e altre sostanze.

È anche appurato che i pazienti diabetici soffrono maggiormente di patologie parodontali, in particolare la carie, la gengivite e la malattia parodontale (o parodontite), ma anche l’alitosi acetonemica, le afte, la glossite migratoria benigna e altre. Questo per via di alcune alterazioni patologiche che determinano o favoriscono lo sviluppo di processi degenerativi e lesioni orali nei diabetici: tra queste si possono ricordare innanzitutto la riduzione della risposta immunitaria ai batteri della placca, ma anche le alterazioni delle cellule del tessuto connettivo o la microangiopatia.

Inoltre, la xerostomia è più frequente nel paziente diabetico, per quanto gli studi su questo punto non siano concordi. Quanto alla composizione salivare, innanzitutto, va detto che sicuramente i diabetici hanno delle alterazioni rispetto ai soggetti sani: in particolare, la loro saliva ha un pH più basso, contiene enzimi in parte differenti e una vischiosità più elevata, il che determina peraltro una diminuzione delle sue qualità antibatteriche. Ma, la diminuzione del flusso salivare è un problema per tutta la bocca dal momento che – grazie agli enzimi in essa contenuti – si riduce il rischio di proliferazione dei batteri garantendo il buon funzionamento del sistema immunitario.

Tuttavia, è anche vero che, a quanto sembra, non vi è sempre una riduzione del flusso salivare. Se alcune ricerche hanno mostrato una riduzione del flusso basale o stimolato, altre hanno portato prove opposte. Si può dire che, nonostante un gran numero di ricerche sul rapporto tra patologie parodontali e diabete, questo aspetto specifico rimane ancora poco chiaro.

In linea di massima sembra che, nei casi in cui vi è una diminuzione della funzione delle ghiandole salivari nei malati di diabete di tipo 2, il sintomo possa essere correlato ad alcune variazioni strutturali dovute alla patologia, come l’atrofia acinare o l’infiltrazione adiposa. Il diabete, in sostanza, si potrebbe classificare come fattore di rischio per l’iposalivazione e la xerostomia.

Il diabete è una condizione sistemica con forti correlazioni con la malattia parodontale.

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Trattamento della xerostomia nel paziente diabetico

In generale, il trattamento della xerostomia prevede di utilizzare dei sostituti della saliva o dei farmaci colinergici appositi per aumentare la salivazione; soprattutto, però, è raccomandato risalire con precisione alle cause così da poter intervenire su di esse. Se, per esempio, la xerostomia è dovuta all’assunzione di alcuni farmaci, occorre bloccarne o quanto meno ridurne immediatamente l’assunzione; se il problema è una patologia correlata, allora bisogna agire su di essa con una cura specifica. È importante che il paziente collabori consumando più liquidi, in particolare l’acqua, ed eviti di bere alcolici, preferendo inoltre cibi morbidi e facili da masticare per evitare il dolore.

Per la xerostomia nel paziente diabetico, come dicevamo, bisogna prendere delle accortezze aggiuntive. Quale che sia, con esattezza, il meccanismo che determina la secchezza delle fauci nei diabetici, certo è impossibile eliminare la malattia che ne è la causa scatenante. Pertanto, è essenziale controllare i sintomi principali della xerostomia, quelli che recano maggiore fastidio e impedimento al paziente, e al contempo puntare sulla prevenzione di questo disturbo e di altri correlati.

Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, non si può non ricordare l’importanza della corretta igiene orale nel paziente diabetico, assieme a delle regolari cure dentistiche. La xerostomia e gli altri problemi del cavo orale possono creare un ambiente molto favorevole la formazione della placca che è uno dei fattori responsabili dello sviluppo di carie, per esempio, o di infiammazioni e lesioni di altro tipo a denti, lingua e mucose.

Il dentista dovrebbe sempre istruire il paziente sulle buone prassi della pulizia della bocca e raccomandare l’utilizzo di tutti gli strumenti più opportuni (dentifrici con fluoro, spazzolino, ma anche collutorio e filo interdentale) e le eventuali terapie che possono essere utili. Inoltre, dovrebbe fissare appuntamenti a scadenze regolari per il controllo della placca, la detartrasi ed eventuali trattamenti estetici come lo sbiancamento dentale. Questi trattamenti vanno raccomandati regolarmente dal dentista in un’ottica di prevenzione che aiuti il paziente a mantenere una buona salute orale.

Per quanto riguarda il trattamento sintomatico della xerostomia nei diabetici, lo scopo è quello di ricorrere a strumenti in grado di aumentare il flusso di saliva oppure di sostituire le secrezioni mancanti. Ciò è possibile attraverso l’uso di appositi farmaci, in particolare gli antagonisti colinergici quali pilocarpina e cevimelina.

L’eventuale uso di farmaci può essere accompagnato o, nei casi meno gravi, sostituito da indicazioni di comportamento molto semplici: sorseggiare liquidi senza zuccheri a intervalli regolari può essere una soluzione tanto semplice quanto efficace, così come masticare delle gomme o usare sostituti della saliva. A maggior ragione il paziente diabetico dovrebbe evitare cibi e bevande con troppo zucchero, ma anche troppo acidi, speziati, astringenti o comunque irritanti.

Infine, occorre raccomandare il ricorso a una igiene orale accurata e profonda, allo scopo di prevenire un peggioramento dei sintomi, possibilmente utilizzando prodotti appositi per la xerostomia. Va consigliato anche un aumento della frequenza delle visite di controllo presso lo studio dentistico.

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