ago 13, 2021 - minuto di letturaminuti di lettura

Ipoplasia dello smalto dentale: fattori di rischio e cure

L’ipoplasia dello smalto dentale è la condizione patologica del mancato sviluppo dello smalto dei denti, che presenta quindi un deficit quantitativo e una mancanza di spessore. L’ipomineralizzazione dello smalto di natura sistemica interessa spesso i primi molari permanenti e gli incisivi. Pur avendo un’insorgenza nei bambini, non regredisce con lo sviluppo ma potrebbe degenerare causando altri problemi. Un paziente che soffre di ipoplasia dello smalto manifesta quindi problemi di natura estetica, ma anche potenziali rischi di salute che vanno considerati seriamente in parodontologia.

Argomento

All’ipoplasia dello smalto, infatti, si collegano una serie di fattori di rischio per altre patologie, che potrebbero essere facilitate dal difetto dello smalto e dalle sue conseguenze. Fondamentale, pertanto, è il tema dei trattamenti per prevenire un aggravarsi della condizione clinica del paziente e per rimediare alle problematiche di natura estetica, di vita quotidiana e di salute connesse all’ipoplasia. Al fine di scegliere la migliore cura per intervenire su sintomi e cause, si consiglia di avvalersi di un team che comprenda specialisti in odontoiatria e endodonzia.

Ipoplasia dello smalto dentale: tipologie e cause

Si parla di ipoplasia dentale nel caso in cui, durante le fasi di mineralizzazione sviluppo dello strato di smalto dentario che è un tessuto privo di cellule a copertura del dente, si siano verificate alcune condizioni che hanno portato a una produzione difettosa che comprometterà il sorriso di chi ne soffre. Il risultato è una superficie dentaria che presenta imperfezioni nella forma dei singoli denti o nella calcificazione, mettendo anche a rischio la dentina e gli strati sottostanti. Dopo aver causato problemi alla dentina, infatti, l’ipoplasia dello smalto può compromettere anche la polpa dentale provocando danni ai denti decidui o permanenti.

In genere nel paziente che soffre di ipoplasia i difetti dello smalto sono vari e compresenti: pertanto è del tutto normale che l’ipoplasia non abbia un carattere totale e alcuni denti abbiano un grado superiore di ipoplasia rispetto ad altri. In particolare, sono gli incisivi e i primi molari a essere i denti di norma più colpiti e che subiscono i difetti estetici più visibili dell’ipoplasia.

Dal punto di vista dell’aspetto dei denti il primo segnale che indica la presenza di ipoplasia è il fatto che vi siano aree di colore diverso dal bianco comune nella dentatura, con zone e macchie tra il marrone e il bianco opaco. La superficie del dente risulta anomala, e può essere o porosa e discontinua, oppure dura e liscia. Tali differenze possono essere osservabili anche tra un dente e l’altro nello stesso paziente.

Queste condizioni possono diventare facilmente fattori di rischio per lo sviluppo di altre patologie, dal momento che lo smalto deficitario è più delicato rispetto a quello sano, tende pertanto a perdersi nel tempo e a non esercitare a sufficienza la sua funzione protettiva.

Innanzitutto, il tessuto dello smalto può rovinarsi ulteriormente, per esempio a causa dell’alimentazione (dieta ricca di zuccheri o cibi e bevande acide), di vizi come il fumo di tabacco, oppure di abitudini scorrette come lo spazzolamento dei denti effettuato con troppa forza.

Inoltre, lo smalto poroso o poco sviluppato, unito alla maggiore difficoltà di pulizia domestica, favorisce l’accumulo della placca, con conseguente maggiore insorgenza di un’altra patologia a carico dei denti, su tutte la carie.

Quanto alla classificazione dell’ipoplasia, la letteratura scientifica ne distingue due tipologie: l’ipoplasia ereditaria e quella ambientale. La manifestazione clinica è la medesima, così come la tipologia di trattamenti: la differenza sta nell’eziologia.

Infatti, l’ipoplasia dello smalto ereditaria dipende da una condizione genetica ben nota, che genera negli individui dei difetti nella fase di amelogenesi, in maniera simile a quanto accade per l’amelogenesi imperfetta e altre patologie legate alle fasi di sviluppo della dentizione. Dal momento che si manifesta durante il processo di formazione dello smalto, può colpire solo una porzione del singolo dente o nei casi più gravi estendersi a molti denti.

Si parla invece di ipoplasia dello smalto ambientale nel caso l’origine sia estrinseca, ovvero non legata al codice genetico ma a particolari condizioni manifestatesi nel corso della stessa fase di sviluppo, per esempio la malnutrizione, l’assunzione eccessiva e continuata di fluoro (fluorosi), la nascita prematura, un’infezione che provoca febbre alta, oppure ancora dei traumi dentali o l’effetto collaterale di una determinata medicina o di alcuni farmaci in uso in passato. Benché la malnutrizione giochi un ruolo di rilievo, spesso viene causata da patologie esantematiche o veneree, oltre a traumi da caduta o esposizione a sostanze chimiche. Alcuni farmaci, fra cui gli antibiotici, possono fare da concause nei processi di ipomineralizzazione.

Trattamenti per l’ipoplasia dello smalto dentale

A seconda della gravità dell’ipoplasia, non esiste una sola tipologia di cura; la scelta spetta alla diagnosi e alla valutazione professionale di un dentista (ma ove possibile anche di un gruppo di più odontoiatri specialisti in ortodonzia ed endodonzia), e la decisione tra i vari trattamenti va presa in funzione delle possibilità di recupero estetico e funzionale della dentatura, nonché della prevenzione di patologie correlate.

Inoltre, per stabilire quale sia la miglior tipologia di trattamento è indispensabile valutare, oltre alla gravità della condizione di ciascun dente, anche età e condizione del paziente. Mentre per trattare i denti decidui dei bambini fino ai 10-12 anni saranno sufficienti interventi di ortodonzia non invasiva, per gli adulti occorreranno impianti permanenti o protesi dentali. 

L’impossibilità di rigenerare lo smalto non sviluppato impone una terapia conservativa volta a nascondere i denti che presentano difetti ipoplasici e al contempo a recuperare la normale funzionalità di masticazione, riducendo l’estrema sensibilità di cui soffre un dente con smalto difettoso, e permettendo così anche una migliore igiene orale.

Qualora la causa della patologia dipenda dalla fluorosi, invece, si dovrà rivedere l’assunzione di fluoro per ribilanciarla e programmare regolari visite presso il proprio dentista per verificare il processo di mineralizzazione dello smalto dentale dei bambini e non solo. In caso di fluorosi, si possono anche consigliare delle creme rimineralizzanti a base di fosfato di calcio

I casi meno gravi, dunque, specie sulla dentatura infantile, prevedono il mantenimento del dente così com’è, intervenendo se necessario dal punto di vista estetico con uno sbiancamento dentale per rendere il colore dei diversi denti più omogeneo e con trattamenti mirati a ridurre i sintomi dell’ipersensibilità.

A ciò si sommano le raccomandazioni di igiene orale da impartire al paziente, che sono assolutamente fondamentali per evitare che sul dente ipoplasico, già di per sé predisposto, si sviluppino carie o altre forme di infezione. L’igiene orale con un adeguato spazzolamento della superficie dentale rappresenta sempre il punto di partenza per evitare l’insorgere di patologie più gravi anche nel campo della parodontologia. Dopo aver intaccato lo smalto dentale, potrebbe infatti anche il parodonto a sostegno dei denti senza un’apposita cura. 

Se la condizione è più seria, oltre a quanto già detto, si impongono soprattutto per gli adulti dei trattamenti di odontoiatria e chirurgia permanenti di altro genere, che comprendono l’utilizzo delle faccette dentali, il ricorso a un sigillante in materiale apposito, l’otturazione in composito dei denti interessati, o trattamenti restaurativi integrali di implantologia come corone dentali, protesi o impianti presso uno studio dentistico di fiducia. In questo modo, oltre alle prevenzioni di ulteriori danni o patologie, il paziente potrà conservare un sorriso quanto più possibile privo di difetti.

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