Splintaggio dentale: tecniche ed efficacia in caso di malattia parodontale
Lo splintaggio dei denti è un’operazione di contenzione consistente nell’unione meccanica dei denti, che si attua nei settori dell’ortodonzia, della parodontologia e dell’implantologia protesica allo scopo di porre rimedio a problemi di mobilità dentale non risolvibili con mascherina o altri trattamenti.
Lo splintaggio può essere eseguito secondo molte tecniche differenti, e spetta solo al dentista valutare quale sia la più adatta per il proprio paziente. Così come spetta al dentista stabilire la possibilità di utilizzare lo splintaggio nell’ambito di una terapia per la parodontite: su questo aspetto gli esperti sono ad oggi divisi, il che aumenta l’importanza dell’esperienza professionale.
Le tecniche per lo splintaggio dentale
Lo splintaggio ha subìto una evoluzione nel tempo, che ha portato a una ampia varietà di tipologie: con allestimento diretto o indiretto, con una struttura di tipo fisso oppure rimovibile e così via. Chiaramente, da ciò dipende anche il gran numero di tecniche diverse di splintaggio, ciascuna con i propri vantaggi e svantaggi sul piano del trattamento ortodontico.
Una delle tecniche a lungo più utilizzate allo scopo di creare splintaggi rigidi è quella che prevede l’utilizzo di strutture tipo Maryland Bridge, totalmente in metallo o in metallo e ceramica. Si tratta di una tecnica che garantisce durabilità eccellente, ma anche numerosi svantaggi.
Tali svantaggi vanno dall’alterazione del colore e del valore dei denti a cui viene cementato il ponte, all’effetto di stacco che si crea tra la forma del dente cui il ponte è legato e un rialzo, nella zona vicina al colletto, nel quale può depositarsi la placca. In questo modo, il paziente potrebbe andare incontro a difetti estetici e di comfort ma anche a problemi di igiene orale e di salute della bocca, sia per i giovani che per gli adulti, per la difficoltà a pulire i denti con lo spazzolino, in maniera simile a quanto accade con l’apparecchio.
In alternativa, molto spesso si utilizza un filo metallico intrecciato collegato con del composito agli elementi dentari interessati, creando così uno splintaggio di minore rigidità. In questo modo la possibilità di una buona igiene orale è garantita, e anche la durabilità dell’impianto è buona. Può però nascere un problema relativo al disagio estetico e fisico dei pazienti, specie se lo splintaggio è eseguito nelle arcate frontali da canino a canino, impedendo peraltro l’installazione di faccette dentali qualora sia necessario.
Inoltre, questo tipo di struttura spesso subisce deformazioni nel corso del tempo, e può portare a uno spostamento ortodontico. Utilizzare fili più rigidi può ovviare al problema, ma al costo di rotture e distacchi più comuni, uniti a una maggiore scomodità anche fonetica e di masticazione per il paziente, che si somma al già menzionato disagio estetico.
Un’ulteriore alternativa, di sicura affidabilità, punta su un sistema di microreti metalliche, cementate al dente e ricoperte di composito. In questo modo, pur mantenendo problemi sul piano dell’estetica dentale, viene almeno ridotta la sensazione di fastidio per il paziente.
La questione estetica si può risolvere utilizzando splintaggi mimetici incollabili di vario genere, composti con strutture di resine, fibra di vetro, silicio o polietilene, in grado ormai di garantire grande durabilità e solidità.
Si possono poi scegliere i materiali a seconda delle diverse caratteristiche degli stessi. In linea di massima, si può dire che sono meno adattabili rispetto ad altri tipi di splintaggio, soprattutto nel caso vi siano problemi di posizione dei denti che costringano a un aumento di spessore della struttura.
Inoltre, mentre le fibre in vetro e silicio sono lucidabili e più adatte all’ambiente orale, le fibre polietileniche devono essere circondate di composito per poter rimanere a contatto con la saliva; per contro, offrono vantaggi in termini di adattabilità e minore tendenza alla rottura. Pertanto è consigliato scegliere a seconda dei singoli casi.
Splintaggio in caso di parodontite: è una soluzione efficace?
L’efficacia dello splintaggio dentale per la parodontite è più che dibattuta negli studi scientifici, e l’esperienza dei professionisti e degli specialisti della salute orale sembra andare in direzioni opposte.
Senz’altro, è possibile affermare con certezza che lo splintaggio non è una terapia risolutiva della malattia parodontale, in quanto quest’ultima richiede trattamenti complessi che non possono ridursi al semplice fissaggio del dente mobile.
Da una parte, è vero che lo splintaggio ortodontico permette di aumentare la stabilità dei denti in modo rapido, riportandoli alla posizione originaria e prevenendo in alcuni casi il dolore associato. È sufficiente una piccola operazione e il paziente può avere subito la soddisfazione al proprio bisogno più immediato.
D’altra parte, però, è anche possibile che lo splintaggio aggravi il problema del parodonto anziché favorire la prevenzione, dal momento che l’impianto potrebbe rendere più difficile la pulizia dei denti da parte del paziente, e quindi favorire il processo di accumulo di placca batterica e la formazione di tartaro che non può essere rimosso, con tutti i problemi che ne conseguono. Inoltre, lo splintaggio non previene la recidiva nel caso l’infezione venga guarita.
Pertanto, alcuni dentisti preferiscono provvedere subito all’installazione di impianti dentali, fintantoché l’osso ha un volume maggiore, e prima che si deteriori a causa di una parodontite non curata. Attendere e sopperire temporaneamente con lo splintaggio porterebbe, da questo punto di vista, ad aggravare il problema, costringendo a usare corone dentali più lunghe, e rischiando di compromettere la possibilità di tenuta di un impianto successivo.
Come abbiamo detto, però, esistono anche ricerche scientifiche che hanno dimostrato l’importanza dello splintaggio come parte della terapia per la parodontite, attraverso la valutazione dei parametri più comuni (profondità del sondaggio, sanguinamento a contatto con la sonda ecc.) a distanza di alcuni mesi dallo splintaggio. I risultati sembrano aver suggerito che, in effetti, la prognosi dei denti è migliorata dallo splintaggio, anche se restano da vedere gli effetti sul lunghissimo periodo.
La soluzione migliore è valutare caso per caso, soprattutto in base allo stadio di avanzamento della parodontite. Se si sceglie di ricorrere allo splintaggio, inoltre, è importante che sia inserito nel contesto di una terapia più ampia, che comprenda anche fasi di chirurgia conservativa, e che lo splintaggio dia speranza di miglioramento e non precluda al paziente la possibilità di eseguire correttamente le pratiche di igiene e cura ortodontica.