lug 19, 2024 - minuto di letturaminuti di lettura

Endodonzia bicanalare e monocanalare: fasi del trattamento endodontico

In caso di infiammazione, danneggiamento per urti o traumi, infezione o necrosi della polpa dentaria, l’unico modo di intervenire senza rimuovere il dente è il trattamento endodontico, la cosiddetta devitalizzazione del dente. Si tratta di un’operazione piuttosto comune, per la quale tuttavia occorre tenere in conto alcuni fattori particolari e adottare gli accorgimenti necessari.

Argomento

Introduzione

L'endodonzia è una branca dell'odontoiatria che si occupa della diagnosi, prevenzione e trattamento delle patologie della polpa dentale e delle cellule dei tessuti periapicali (situati all'apice della radice del dente). Comunemente nota come "devitalizzazione del dente", questa procedura mira a rimuovere la polpa dentale infiammata o infetta, prevenendo ulteriori danni e alleviando il dolore. Il trattamento endodontico prevede la pulizia, disinfezione e sigillatura dei canali radicolari, al fine di preservare il dente naturale e mantenere la sua funzionalità. L'obiettivo primario è evitare l'estrazione del dente, garantendo al paziente una soluzione conservativa e duratura [1].

Nello specifico, vanno effettuate delle distinzioni in base al numero di canali e di radici che devono essere trattati: perciò si parla di endodonzia monocanalare, bicanalare o multicanalare [2]. In tutte le diverse fasi della cura canalare bisogna poi seguire scrupolosamente i passaggi necessari, onde evitare inconvenienti nel corso dell’intervento.

Il trattamento endodontico è un intervento ambulatoriale da effettuare qualora il tessuto molle all’interno del dente – detto polpa dentaria – si infiammi o si infetti a causa di una carie profonda o di un trauma al dente. Dal momento che la polpa dentaria è un tessuto formato da vene, arterie e terminazioni nervose, intervenire su esso richiede particolari precauzioni.

Si raccomanda di contattare un dentista specializzato in endodonzia per valutare qualsiasi dolore dentale persistente. Attendere prima di sottoporsi a un controllo dentale può ridurre le possibilità che il dentista riesca a salvare il dente naturale.

Potrebbe essere necessario consultare un endodontista in presenza dei seguenti sintomi:

  • dolore e fastidio dentale persistente, indipendente dalla masticazione;
  • dolore inspiegabile nella bocca o nella mandibola;
  • denti sensibili al caldo, al freddo o ai cibi dolci;
  • infiammazione vicino ai denti o alla gengiva interessata.

Alcune cause di dolore dentale (come un ascesso dentale) sono pericolose se non trattate tempestivamente. È necessario cercare immediatamente cure mediche se si subisce un trauma alla bocca o si manifesta una sintomatologia che potrebbe essere segnale di infezione, come:

  • febbre;
  • difficoltà a respirare o deglutire;
  • arrossamento o gonfiore nella bocca che si estende alla guancia. [3]

Il trattamento endodontico

La parola endodonzia, sulla base della sua derivazione dal greco (ἔνδον ossia "dentro", il dente), ha a che vedere con l’interno del dente; l’endodonzia, infatti, è una branca dell’odontoiatria al pari dell’implantologia, dell’ortodonzia e altre, che si occupa dell’interno del dente. In particolare, si parla di trattamento endodontico per indicare un intervento di odontoiatria ambulatoriale in caso di infezione o infiammazione della polpa dentaria, il tessuto molle che si trova all’interno del dente.

L’endodonzia offre tecniche conservative per preservare i denti dei pazienti affetti da carie profonde o traumi senza arrivare all’asportazione del dente stesso. Le terapie endodontiche o terapie canalari, infatti, servono a rimuovere il tessuto pulpare danneggiato dentro la corona o i canali delle radici mantenendo la parte sana del dente. Dopo le ricostruzioni delle porzioni perse, se ne preserveranno anche le funzioni masticatorie.

La polpa dentaria, nota più comunemente come “nervo” del dente, è in verità costituita da un complesso insieme di terminazioni nervose, arterie, vene e tessuto connettivo. Il danno pulpare può comportare dolore violento o improvviso dovuto alla pulpite che – se non adeguatamente trattata –può diventare ascesso dentario con gonfiore e febbre. In altri casi, invece, si rischia di incorrere in una necrosi più o meno lenta che provoca un’estensione dell’infezione in profondità, intaccando la parte ossea intorno alle radici e favorendo lo sviluppo di granulomi o cisti.

La funzionalità della polpa dentaria, nell’età dello sviluppo, è quella di permettere lo sviluppo della superficie esterna e rigida del dente, la dentina; nell’adulto, invece, la polpa perde il suo scopo principale, tende a diventare più sottile, e rimane all’interno dei canali radicolari e della camera pulpare, ove concorre all’idratazione della dentina e a mantenere la sensibilità del dente.

Le cause del danneggiamento della polpa possono essere molto diverse. La più comune è senz’altro la carie, ovvero la decalcificazione e la successiva distruzione dei tessuti duri del dente, dovuta all’azione dei batteri della placca. Assieme alla carie profonda possono intervenire altre situazioni patologiche, ma anche un trauma fisico, sia forte e improvviso che ripetuto e leggero (p. es. quelli dovuti a bruxismo), che può aver incrinato, scheggiato o fratturato il dente; anche un intervento di ortodonzia con esito negativo può determinare un danno al dente e alla polpa. Talvolta, ad esempio, la limatura dei denti per interventi di implantologia può generare traumi che richiederanno l’impiego di trattamenti endodontici.

Se, indipendentemente dalla genesi del problema, la polpa risulta infiammata, danneggiata o in necrosi, l’unico modo di evitare l’estrazione del dente è il ricorso alla terapia endodontica conservativa, anche nota come terapia canalare, trattamento endodontico o, popolarmente, devitalizzazione. Tale procedura di chirurgia orale, ormai nota e praticata con ampi margini di successo da decenni, permette di evitare ripercussioni gravi sui tessuti attorno alla zona interessata, e di conservare la struttura esterna e la funzionalità del dente, seppur gravemente compromesso.

Con il trattamento endodontico, essenzialmente, l’odontoiatra provvede a rimuovere la polpa dentale infiammata o infetta. La rimozione avviene per tutta la lunghezza delle radici, e al posto della polpa, dopo che i canali radicolari sono stati opportunamente puliti e sagomati, viene inserita una apposita otturazione permanente. Il materiale utilizzato è la guttaperca, con aggiunta di cemento canalare. Al termine dell’operazione, che si conclude con la ricostruzione della corona, tutto il materiale infettivo o necrotico è stato rimosso, e il dente può riprendere la propria funzionalità nella stragrande maggioranza dei casi.

Endodonzia monocanalare, bicanalare e pluricanalare

Una distinzione che risulta utile nel determinare tempi e modi della procedura è quella tra endodonzia monocanalare, bicanalare e pluricanalare. Il principio operativo è il medesimo, e la differenza risiede nell’elemento dentale coinvolto. Dopo la diagnosi da parte del dentista, si interverrà sul canale radicolare – appositamente isolato con una diga di gomma - tramite la rimozione del contenuto infetto e la sagomatura che semplificherà le fasi successive. Dopo la detersione e la disinfezione della parte coinvolta, si effettuerà infine l’otturazione con materiali biocompatibili. La somministrazione di anestesia locale eliminerà la sensibilità dell’area da operare facendo sì che il paziente non accusi dolore.

In particolare, si parla di endodonzia monocanalare nei casi in cui il trattamento coinvolga dei denti che, come dice il nome stesso, hanno un solo canale e una sola radice. Si tratta quindi dei denti anteriori, i canini e gli incisivi (superiori o inferiori). Viene da sé che in questo caso la cura canalare risulta più semplice, e anche i tempi saranno ridotti.

Diversamente, per gli elementi dentali che posseggono più radici e dunque più canali (perciò i denti posteriori, premolari e molari superiori e inferiori), si effettua un intervento di endodonzia bicanalare o pluricanalare (a seconda che le radici e i canali siano due o più). L’impegno richiesto all’operatore è ovviamente maggiore, e questo per un motivo duplice: da un lato, la presenza di più radici su cui operare richiede di ripetere più volte una medesima fase della procedura, e dall’altro lato la posizione dei denti interessati è generalmente più difficile da raggiungere.

Nonostante ciò, le potenzialità offerte dalle tecniche e dalle tecnologie più recenti consentono di velocizzare molto anche un’operazione di endodonzia bicanalare o pluricanalare. Se un tempo questa poteva richiedere più sedute e diverse ore di lavoro per lo studio dentistico, oggi il tempo richiesto è decisamente minore, e dipende semmai dall’esperienza e dall’abilità dello specialista. L’unica eventualità che potrebbe allungare i tempi è quella di un ritrattamento dello stesso dente [1], a causa di una operazione che precedentemente ha dato esito negativo o per eventuali infiltrazioni della corona a distanza di anni.

Le fasi del trattamento endodontico

Perché sia eseguito correttamente, il trattamento endodontico deve seguire alcune fasi precise, così da evitare complicanze ed esiti negativi dell’intervento [1].

Schematicamente, le tappe essenziali di una cura canalare sono le seguenti [1]:

  • prima di tutto, ovviamente, occorre una diagnosi precisa e circostanziata, che si avvalga anche di una radiografia periapicale [4];
  • immediatamente prima dell’operazione vera e propria, è raccomandato procedere alla disinfezione e all’igiene orale, facendo effettuare al paziente un lavaggio dei denti e degli sciacqui con un collutorio apposito (preferibilmente con clorexidina);
  • l’anestesia locale va effettuata in tutti i casi, specie se la polpa è ancora sensibile, al fine di rendere indolore la successiva procedura;
  • si rende necessario effettuare una ricostruzione provvisoria della corona dentale quando quest’ultima è particolarmente danneggiata;
  • occorre poi isolare il campo operatorio utilizzando la diga di gomma attorno al dente interessato, facendo attenzione alla eventuale presenza di protesi o impianti;
  • a questo punto si può procedere con l’apertura della camera pulpare. La cavità d’accesso va preparata sulla superficie masticatoria del molare e del premolare, e sulla superficie linguale o palatale di canini e incisivi;
  • impiegando appositi strumenti di ingrandimento, bisogna individuare il canale radicolare e misurarlo dalla corona all’apice radicolare con appositi strumenti. Il processo va ripetuto se occorre trattare più canali;
  • a questo punto si può procedere alla rimozione della polpa e di tutto quanto è contenuto nei canali, inclusi residui e batteri. L’operazione si svolge tecnicamente in tre momenti: si comincia con la sagomatura, ossia l’estrazione del contenuto canalare e l’attribuzione di una forma conica al canale;
  • si procede con la detersione, che consta di una rimozione meccanica e chimica, attraverso apposite soluzioni irriganti e disinfettanti (es. ipoclorito di sodio), di ogni residuo ancora presente;
  • si conclude con l’otturazione canalare vera e propria. Il sistema endodontico è sigillato utilizzando la guttaperca, un materiale biocompatibile e modellabile, e uno strato leggero di cemento per la prevenzione di ulteriori proliferazioni batteriche;
  • a questo punto, si può procedere con la ricostruzione della corona in ceramica o materiale analogo, per simulare lo smalto e per ripristinare la corretta funzione, estetica e non solo, del dente.

Successivamente, nelle fasi post-intervento, al paziente vanno prescritti antidolorifici e antipiretici, a seconda della presenza di dolore o infiammazione, ai quali può ricorrere in caso di bisogno. Inoltre, va fissato un appuntamento per una visita durante la quale il dentista verificherà, anche con opportuno controllo radiografico, il buon esito dell’operazione, e sarà possibile effettuare eventuali operazioni di routine come sbiancamento o pulizia dentale.

Come accortezze, di norma, il dentista suggerirà al paziente di non masticare sul dente trattato fino a quando non sia stato completamente restaurato; il dente non restaurato è suscettibile a fratture; pertanto, è necessario recarsi dal dentista per un restauro completo il prima possibile. È sufficiente praticare una buona igiene del cavo orale, che include spazzolamento, uso del filo interdentale e controlli e pulizie regolari.

La maggior parte dei denti trattati endodonticamente dura quanto gli altri denti naturali. In alcuni casi, un dente che ha subito un trattamento endodontico potrebbe non guarire o il dolore potrebbe persistere. Talvolta, il dente può diventare doloroso o malato mesi o anni dopo un trattamento riuscito. Spesso, quando ciò accade, ripetere la procedura endodontica può salvare il dente [4].

In sintesi

L'endodonzia rappresenta un approccio fondamentale per curare e conservare denti affetti da patologie della polpa dentale e dei tessuti periapicali. Questa branca dell'odontoiatria permette di trattare efficacemente l'infiammazione e l'infezione della polpa dentale, evitando l'estrazione del dente e preservandone la funzionalità. Attraverso procedure specifiche come la pulizia, disinfezione e sigillatura dei canali radicolari, l'endodonzia offre una soluzione conservativa e duratura.

Le tecniche endodontiche a disposizione del medico dentista sono applicabili a denti con diverse configurazioni canalari, e l'uso di strumenti avanzati e materiali biocompatibili, come la guttaperca, consente di ottenere risultati altamente efficaci. Nonostante la complessità di alcuni trattamenti, soprattutto in presenza di canali multipli, le tecnologie moderne hanno ridotto significativamente i tempi operativi e migliorato i tassi di successo.

Il trattamento endodontico, se eseguito correttamente, può garantire la longevità del dente trattato, equiparabile a quella dei denti naturali. Tuttavia, è fondamentale seguire attentamente le indicazioni post-operatorie e mantenere una scrupolosa igiene orale per prevenire complicazioni future. In caso di insuccesso o recidiva, o presenza di segni che potrebbero suggerire la tendenza all'infezione, la ripetizione del trattamento può spesso salvare il dente.

Fonti e bibliografia

  1. Società Italiana di Endodonzia, Cos'è l'endodonzia?, https://www.endodonzia.it/cose-lendodonzia/
  2. International Endodontic Journal, A new system for classifying accessory canal morphology, https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/iej.12800
  3. Cleveland Clinic, What is an endodontist?, https://my.clevelandclinic.org/health/articles/16959-endodontics
  4. American Association of Endodontist, Root canal explained, https://www.aae.org/patients/root-canal-treatment/what-is-a-root-canal/root-canal-explained/

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